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al testo di Dereck Louvrilanm
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Vorrei tornare in fiore, a gambi levati. Amerei cogliermi in fiore nonostante il polline caduco. Ah, lo so che profumo di armadio, ma desidero ancora tanto - il desiderio è di solito appiccicoso e te ne lavi le mani così svaniscono altre ipotesi beneamate. L’uomo in fiore mostra il corollario personale: gambo diritto a mo’ di richiamo per operaie e l’interminabile seminario potenziale. L’uomo in fiore - non so bene con quale formula essenziale - snocciola fraudolenza nel solco delle mani invasate. Così viene il prato spiantato su tutte le furie e viene in casa. Viene di persona su gambe umane: non bussa, ha la chiave per trasferirsi in altro ambito. L’uomo in fiore sarà mezzo salvato, se manterrà il divario tra l’abbattuto e l’edificato. Fino a qui nulla è cambiato: tra tommaso e la piaga, un uomo in fiore muta la ferita in cielo assolato. È un punto fermo nell’epica orale: te la teli quando la tua casa è invasa.
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